Tablet sì oppure no? Qual è l’età giusta per il suo utilizzo?
Tablet sì oppure no? Qual è l’età giusta per il suo utilizzo?
Questa è la domanda ricorrente che ci poniamo per capire quando, e in che misura, la tecnologia deve entrare a far parte delle attività quotidiane dei nostri bambini. Al di là della facile tentazione di demonizzare o elogiare il virtuale, dovremmo svincolarci da una considerazione meramente personalistica di questa attualissima realtà, al fine di fare lo sforzo di considerarla sulla base dei benefici o meno che potrebbe avere sui nostri bambini, qualora ne proponessimo l’uso in fasi precoci dell’età evolutiva. A dire il vero, questo già avviene attraverso la commercializzazione di giochi interattivi e di tablet destinati ai bambini, a partire dai 18 mesi di età, introdotti da note case di produzione di giocattoli. Inoltre i più piccoli imparano da noi, adulti, a digitare velocemente su tablet e smartphone e sempre più di rado vengono indirizzati ad azioni, quali: manipolare, tagliare, scarabocchiare e allacciare. Attività, queste, necessarie per l’esercizio di quella motricità fine che in futuro li aiuterà ad impugnare una penna per scrivere. Recenti ricerche condotte in ambito neuroscientifico confermano che la mancanza di manualità, connessa ad attività concrete, può sortire effetti negativi sulla crescita e sullo sviluppo del cervello. Per quale ragione non aiuta la crescita nella prima infanzia?
Innanzitutto la manualità, e la circolarità del movimento che ne implica (cosa ben diversa da strisciare un dito su uno schermo), è in grado di attivare importanti processi cognitivi:
la costruzione del pensiero, delle idee, l’arricchimento del linguaggio, della memoria nonché la possibilità esplicitare le proprie emozioni. In sintesi, i bambini “manuali” registrano un’attività neuronale molto più sviluppata rispetto a chi usa prevalentemente un tablet.
C’è un rapporto importante, da non sottovalutare, tra mano e cervello, soprattutto nei primi cinque anni di vita, periodo durante il quale la conoscenza passa attraverso tutti i sensi. Non a caso si parla di sesto senso muscolare che necessita di esperienza senso-motoria. Dunque movimento, percezione e azione concreta esercitano un ruolo non trascurabile nello sviluppo neuroevolutivo.
La sempre più diffusa mancanza di fisicità, come giocare all’aperto, correre, saltare, arrampicarsi, priva i bambini dei prerequisiti di coordinazione essenziali per apprendere a leggere e scrivere al momento dell’esordio nella scuola primaria.
A conclusione di questo, regaliamo più esperienze sensoriali ai nostri bambini e solo successivamente, intorno ai sette anni, quando è cominciato il periodo dell’astrazione e delle grandi domande introduciamo, con moderazione e con i giusti filtri, anche la tecnologia!
Anna Brigandì
Pedagogista specializzata in differenziazione didattica nel metodo Montessori